La grandiosa chiesa di Aci San Filippo, nel versante sud-orientale dell’Etna, rivolge la sua facciata adoriente.
L’antica madre religiosa e civile dell’Aci, dal suo pianoro fervido e lussureggiante, mira ancora lontano.
Le tante case e palazzetti vecchi e nuovi, disposti ora in linea retta, ora in diagonale davanti alla sua mole, non riescono ad arginare la sua statura, protesa verso un paesaggio che, declinando verso le ” terre forti “, verso Reitana, Santa Venera al Pozzo e Anzalone, ha per confini il mare di Capomulini e Acitrezza.
Nelle giornate festive, ancora il campanone di quella chiesa Matrice, quando è propizio il vento e sono attutiti i rumori della strada statale, si ode echeggiare con voce antica di madre, che scende dalle colline ricoperte di creta, per sfiorare gli scogli dei Ciclopi.
Occorre un orecchio attento e ben educato, per avvertire da così lontano quel suono e quella voce, che emergono dalla distanza dello spazio, ma anche da quella dei tempo.
Infatti, antichissima è la sua storia, e il suo sorgere coincide con la venuta di Ruggero il normanno e con la cacciata degli Arabi dalla Sicilia, nella quale una parte importante ebbe in quel territorio anche il celeste Patrono della popolazione, S. Filippo d’Agira, avversario irriducibile dei diavoli e difensore dei cristiani.
Massiccia è questa chiesa, robusta e vigorosa la sua mole a foggia di croce greca, di fronte agli assalti dei tempo, alle scosse telluriche, alla violenza delle perturbazioni atmosferiche.
Qui la vetustà si associa alla robustezza, e le sedici colonne dei prospetto in pietra di Siracusa, che sostengono l’architettura dei frontone, ne testimoniano l’intatta forza, mentre la lapide collocata al centro ricorda agli uomini di ogni generazione che questa chiesa è madre: “Totius Acis Mater et Caput”.
Enorme è la chiesa di San Filippo, con l’interno a tre navate, con il suo ordine dorico di colonne gemelle che, su base quadrata, sorreggono l’altissima cupola.
Ricca di storia è San Filippo. Da questa Matrice si dipartiva l’amministrazione dei sacramenti in tutto il territorio dell’Aci.
Qui i cappellani curati di tutte le chiese filiali prendevano possesso dei loro benefizi, ottenendo le insegne dell’almuzia, la mantelletta di pelliccia con cappuccio, e della berretta.
Qui gli antichi giurati della città di Sant’Antonio e Filippo prendevano possesso della carica nel primo giorno di maggio.
Qui il principe D. Luigi Reggio di Campofranco e Campofiorito, grande di Spagna, ottenne l’investitura dei suoi stati.
Qui il vescovo di Catania, attorniato dalla sua Gran Corte, iniziava la visita pastorale nel territorio dell’Aci, e dal pulpito di questa chiesa il Santo Uffizio proclamava le sue scomuniche.
A questa chiesa Matrice tutte le chiese dell’Aci pagavano, sino agli inizi di questo secolo, il tributo di ” primizia “.
In questa chiesa, tra i tanti cimeli dei passato, è il superbo ostensorio in argento cesellato a forma di torre, secondo lo stile dei duecento, che si usa soltanto durante la Settimana Santa, e qui si custodisce la bussola in avorio, lavorato a mano, in stile quattrocento, nella quale si deponeva il Viatico per recarlo solennemente agli infermi.
Nel coro dei canonici, in mezzo agli scanni di legno scolpito, si erge ancora il monumentale leggio, su cui è collocato il grande – Antiphonarium romanum “, in folio.
Ma, principalmente, nell’apposita cappella rivestita d’oro zecchino, si conserva la preziosa statua dei Patrono, S. Filippo d’Agira, che la tradizione ritiene fosse stato discepolo di S. Pietro.
Il Santo, gemma dei sacerdoti, decorato da Dio con la gloria dei miracoli, salute degli energumeni, molto potente contro i demoni dell’inferno, nella data dei 20 febbraio 1818, liberò la città dalle conseguenze funeste di un forte terremoto.
Per i suoi singolari meriti, egli, nella solenne processione dei 12 maggio, collocato sul grande fercolo, ha il particolare privilegio di avere alla sua destra la statua dell’apostolo Filippo, suo omonimo, e alla sinistra quella dell’apostolo Giacomo.
Nel 1446, questa chiesa parrocchiale era tanto ricca di beni, che una parte di essi venne ceduta alla chiesa Collegiata di Catania, fondata in quell’anno. Ma, ancora nel 1571, l’elenco dei beni immobili e degli arredi preziosi, posseduti da questa, era tale da occupare ben dieci pagine di un manoscritto in folio.
Ventiquattro chiese succursali le facevano corona, alcune vicinissime ad essa, e quando, nei giorni di festa, il concerto delle sette campane lanciava le sue note di giubilo dal superbo campanile a torre, ad esse rispondeva il coro generale delle campane di tutte le chiese, coinvolgendo in un alone di gioia trionfale tutto il territorio.
Molte di quelle chiese sono oggi scomparse, altre sono in declino. Incolume nel tempo, rimane la Matrice di Aci San Filippo.
Alle sue spalle, in mezzo ai verde, le strade provinciali snodano nastri d’asfalto e tentano di circuirla, e Sant’Anna, Valverde, Marchesana, Casalotto e Maugeri si circondano di villini e di cemento.
Ai suoi piedi fremono ì motori della statale che congiunge Catania a Messina, e la ferrovia silenziosamente s’insinua tra le colline di Acitrezza.
Aerei ed elicotteri sfilano e danzano lungo la costa smagliante. La voce della vecchia Matrice giunge smorzata e lontana, ma i meravigliosi baluardi di San Filippo non temono e sanno misurarsi coi presente.
L’antica madre, capo dell’Aci, con avvedutezza, con semplicità, stringe ancora il suo abbraccio d’amore.
Pagina aggiornata il 13/11/2024